Antigone è l’attrice/cantante Daniela Placci, che si occupa da anni di teatro di prosa, teatro musicale, live di musica swing, jazz e blues. Vincitrice di numerosi premi e festival, canta nei gruppi Blue Dolls e Robin Gals ed è stata eletta nel 2000 “miglior voce dell’Emilia Romagna”. In campo teatrale si è dedicata ad autori dell’area austro-tedesca quali Jura Soyfer, Crhistoph Hein, Werner Schwab, Arthur Schnitzler, lavorando con registi quali Tobias Sosinka, Nico Dietrich, Marco Viecca; si è occupata di varie pubblicazioni internazionali, come “Die Lebendigkeit Jura Soyfers”, pubblicato dall’istituto INST di Vienna (allegato al libro il DVD con la performance di Daniela Placci), “Jura Soyfer Teatro1, Teatro 2” edito da Morlacchi Perugia, di cui ha curato la lirica delle canzoni, “Il Poeta della Vienna Rossa”, sempre di Morlacchi (allegato al libro il DVD con la performance di Daniela Placci).
Il ruolo di Argia e quello di Emone sono affidati ai giovani attori Rossana Peraccio e Eros Emmanuil Papadakis.
Le scenografie, così come il disegno luci, sono stati realizzati dallo scenografo Claudio Zucca, storico collaboratore del grande Eugenio Guglielminetti, attivissimo in campo teatrale, operistico e museale.
I costumi sono curati dalla costumista/stilista canadese Jane Ernest.
Le musiche sono curate dal produttore Alessandro Manassero, titolare degli studi Wamajo.
La Fondazione Gabriele Accomazzoper il Teatro, in occasione dell’inaugurazione di Palazzo Alfieri, residenza natale del grande tragediografo patrimonio eminente della cultura nazionale, ha allestito lo spettacolo Antigone. L’iniziativa è stata promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti con la collaborazione del Centro di Studi Alfieriani di Asti, del Polo Universitario Asti Studi Superiori e la compartecipazione della Città di Asti. Lo spettacolo ha debuttato prima nazionale il 16 gennaio 2016 al teatro Alfieri di Asti. La circuitazione dello spettacolo nella stagione 2016/17, all’interno del progetto “Fortissimamente Alfieri 2016”, è realizzata con il contributo della Fondazione CRT e della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti.
Nota di regia.
Ho immaginato una Tebe post industriale, dal cielo plumbeo e rosso dei bagliori del fuoco. Mi interessa immaginare ciò che c’è fuori dalla reggia di Creonte, immaginare i risultati del suo arido modo di governare, attento a difendere i suoi confini, a creare leggi ad hoc per mantenere il potere, “dando l’esempio”, ma di fatto riconducendo la sua politica ad uno stato del terrore. Il modo di pensare al “bene della città” di Creonte, a questo drogato concetto di ragion di stato, capace soprattutto di cristallizzare la vita sociale ed evolutiva della stessa, trascinando Tebe in un’ipotetica crisi economica, ecologica, culturale, di fatto distruggendola, mi ricorda molto quello che sta accadendo oggi, o che (siamo nel campo dell’immaginazione, o almeno spero) potrebbe succedere al nostro mondo, dove i potenti sono attenti solo al dato economico, inteso come mantenimento del proprio status, incapaci di attivare politiche di crescita e sviluppo.
Antigone, rea di avere seppellito il fratello, in questo scenario assume il ruolo di scomodo personaggio da piegare, e forse da uccidere; lei, caduta in disgrazia, ma figlia di Re, forse più degna dello stesso Creonte di regnare su Tebe, non si piegherà, non accetterà di diventare strumento nelle mani del tiranno, anzi! rinuncerà persino all’amore corrisposto di Emone, figlio di Creonte, pur di non accettare nulla che possa venire dal Re oppressore. Antigone la reietta, la malaccolta, ma colei che ha diritti umani, famigliari e di appartenenza a quello stesso consorzio cittadino di Tebe, si lascia morire.
Creonte pensa allo splendore della sua città e all’eredità di potere e ricchezza che lascerà a suo figlio, ma Emone si uccide per aver perduto Antigone, e il trono del tiranno si trasforma in una sedia a rotelle, mentre su Tebe cade una pioggia acida di fuoco e metano.
Marco Viecca
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